Contributi sociali a confronto in più di 30 paesi

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I contributi sociali variano enormemente da un paese all’altro, con notevoli differenze sia sul fronte dei datori di lavoro che su quello dei dipendenti. Sono differenze a volte inaspettate e interessanti da conoscere. La ricerca "Social Security: Comparing rates and types of social security contributions across the world" condotta recentemente da Ius Laboris mette a confronto la situazione di ben 36 paesi diversi.  Ecco cosa ci rivela.

Contributi sociali a confronto in più di 30 paesi

Contributi sociali: cosa sono

Prima di analizzare la situazione dei vari paesi è bene soffermarsi su cosa sono i contributi sociali. Si tratta di contributi che i datori di lavoro e i dipendenti sono obbligati a versare agli istituti previdenziali e assistenziali per il finanziamento di servizi sociali. Parliamo di pensioni, assistenza in caso di malattia, sostentamento del reddito familiare e altro. Appartengono a questa categoria i cosiddetti contributi previdenziali versati all’INPS.

Una parte dei contributi grava in genere sul lavoratore e viene trattenuta dalla sua busta paga. La maggior parte di questi grava però sul datore di lavoro, che è obbligato a versarli per ogni lavoratore alle sue dipendenze. I contributi variano in base al settore (industria, commercio, pubblica amministrazione, artigianato etc..), alla dimensione dell’impresa e alla categoria di appartenenza dei lavoratori (operai, impiegati, dirigenti).

La situazione nel mondo

Lo studio di Ius Laboris ha esaminato la situazione di 36 paesi diversi. Tra questi la nazione in cui i datori di lavoro versano più contribuiti è la Francia. Un datore francese versa infatti contribuiti pari a ben il 45% del salario lordo di un suo dipendente. Lo studio riscontra inoltre che nelle democrazie occidentali il tasso di contribuzione è generalmente più alto ma non sempre, ad esempio nel Regno Unito e negli USA i contributi sono relativamente bassi.  Invece, in alcuni paesi ex-sovietici e sudamericani i livelli sono sempre alti.

Per quanto riguarda i contribuiti versati dai lavoratori, la panoramica è molto varia e riflessa bene nel grafico che abbiamo riportato qui in pagina. I contribuiti più alti sono versati in questo caso dai lavoratori rumeni, con il 35% del loro salario lordo.

Non bisogna dimenticare che alcuni paesi sostengono le loro attività assistenziali non solo mediante contribuiti sociali ma anche tramite la tassazione. Questo spiega perché la Danimarca ha dei valori molto bassi nel grafico. Per avere un quadro completo potete approfondire quali sono i parametri presi in considerazione all’interno della ricerca completa e leggere i dettagli dei singoli paesi ai quali si è interessati. 

E in Italia?

La percentuale di contributi versati dai datori di lavoro italiani è attualmente del 23,81% mentre quella versata dai lavoratori è del 9,10%, in linea con gli altri paesi europei.  I dati si riferiscono alle imprese del settore industriale con una forza lavoro tra i 15 e i 50 dipendenti ma variano per i lavoratori di altre categorie o settori. I numeri possono variare anche in base al tipo di contratto, ad esempio il contratto di lavoro a tempo determinato (di recente aggiornato dal Decreto Dignità) o a tempo indeterminato. 

Come anticipato prima, i contributi sociali vengono versati ogni mese in corrispondenza del pagamento del lavoratore. Coprono scenari come la pensione, la disabilità e la morte. Se consideriamo anche i contribuiti per i sussidi di disoccupazione, il trattamento di fine lavoro (il cosiddetto TFR) , malattia, maternità, si arriva ad una percentuale totale del 31,28% a carico del datore di lavoro e del 9,49% a carico del lavoratore.

Non bisogna dimenticare che sono previste diverse agevolazioni contributive per le assunzioni di giovani disoccupati, donne, persone con disabilità o altre categorie sociali.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla guida completa IUS Social Security scaricabile online in formato ebook.

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